martedì 25 giugno 2013

Il 143 bis del codice civile e il DOPPIO COGNOME dei figli in Italia

Ma è proprio obbligatorio il cognome del marito?

di Iole Natoli
(quotidiano L’ORA, Palermo, 11 Marzo 1980)


PREMESSA
Come già scritto in occasione del precedente articolo (La soppressione della donna nella struttura familiare 
à) ho resistito per diverso tempo all’ipotesi di mettere on line i miei vecchi articoli a stampa sul Cognome materno, perché il trascorrere degli anni me ne ha reso evidenti alcuni limiti, anche linguistici quali le frequenti ripetizioni non necessarie di uno stesso termine, cosa che oggi mi procura allergie.
Tuttavia, non solo essi attestano dell’evoluzione di un’idea e delle sue possibili realizzazioni pratiche, ma informano sul diffondersi dell’idea del DOPPIO COGNOME tra il pubblico, sia pure con una lentezza esasperante, come accade per qualsiasi iniziativa da cui discenda una modifica del costume sociale.
Anche qui commenterò in alcune note i punti che, in positivo o in negativo, riterrò necessario evidenziare.


Con il nuovo diritto di famiglia la posizione giuridica della donna ha registrato, in Italia, un primo positivo mutamento. L’art. 143 bis del codice civile riconosce alla donna coniugata il diritto di conservare il proprio cognome,  che è quello di nascita,  assegnando al cognome maritale,  che con il contratto matrimoniale  le viene imposto, una funzione puramente aggiuntiva.                                                                                                                              (prosegui >>>)

Doppio cognome per i figli. Primo scritto in Italia sull'argomento del giugno 1979


La soppressione della donna nella struttura familiare
di Iole Natoli
Mensile "Il foglio d’arte", Palermo, Giugno 1979, pp. 5-6.
Pubblicazione registrata presso l’Ufficio della Proprietà Letteraria Artistica e Scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri col N. I/ 247645.
 

Avvertenza
Ho resistito per diverso tempo all’ipotesi di mettere on line i miei vecchi articoli a stampa sul Cognome materno, perché il trascorrere degli anni me ne ha reso evidenti alcuni limiti. Ciononostante, non solo essi costituiscono il mio percorso personale e attestano dell’evoluzione di un’idea e delle sue possibili realizzazioni pratiche, ma penso che se si è abituate/i alla critica e se la si esercita senza alcuna esitazione verso i progetti altrui (-->), allora si potrà anche fare un lavoro critico sulle proprie proposte passate, con molta obiettività e con un pizzico di sano umorismo. Premesso dunque che oggi trovo vagamente ampolloso, talora enfatico e soprattutto insufficientemente sintetico il mio stile di allora, quanto meno in scritti di questo tipo, mi predispongo alla dissacrazione impietosa (troverete i commenti nelle note) e agito la bandierina dell’avvio.                                                 
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